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lunedì 21 maggio 2018

Quattro chiacchiere con ANDREA CAMIČ


 Quattro chiacchiere con Andrea Camic su "Arturo e Nadir"


Ti sei divertito a illustrare questa storia?
Molto. Per divertimento, in realtà intendo più una partecipazione, un coinvolgimento emotivo, che m’ha permesso di trovare e poi realizzare parecchie soluzioni che non avevo mai finora avuto modo di sperimentare.

Cosa ti ha appassionato di più?
Diciamo il ritmo della storia, e la sua varietà di situazioni. Nel senso che, si parte da una scena abbastanza statica e riflessiva, in un contesto tutto sommato abbastanza usuale e, alla fine, dopo un viaggio in cui ne succedono di tutti i colori, ci si ritrova in un’altra terra, in un’altra parte del mondo. La sensazione di “viaggiare” con la fantasia, a ritmi sostenuti e ritrovarsi in uno scenario totalmente diverso.

Di che cosa sei più soddisfatto?
Mi riallaccio a quanto appena detto. La soddisfazione che ho avuto lavorando a questo racconto scaturisce dal fatto di avere effettivamente viaggiato, a modo mio: un viaggio emotivo, naturalmente, poiché illustrare le varie fasi della storia, è stato come ricercarne i colori, i sapori e le sensazioni che avrei provato in quell’istante, in quel luogo. C’è un’altra cosa che mi lusinga: il fatto di aver illustrato una storia pensando di farla capire ad un pubblico di giovanissimi. Mi dà l’idea come di un passaggio del testimone in una staffetta.


C'è qualcosa in questo lavoro che ti ha messo alla prova come illustratore?
J. No, non particolarmente. Molto probabilmente sono stato favorito da una buona disposizione d’animo, che è la cosa che, quando manca, mi fa sudare maggiormente.

Come nascono le tue immagini?
Le immagini, nella testa, mi nascono nei modi e momenti più disparati. Sia quando le cerco, che quando meno le aspetto. In entrambi i casi però c’è bisogno di lavorarci su, poiché molto raramente è “buona la prima”, come si dice. Mentre mi appare in testa una soluzione grafica, può essere che un suono, un rumore, una persona che dice una frase, mi indirizzi in un altro senso. Insomma, è difficile da raccontare. 

Che tecnica usi nel tuo lavoro?
Prima di tutto visualizzo in forma di schizzi, più o meno veloci, l’immagine che ho in testa, sulla carta e a matita.Cerco di farne il più possibile, in modo da lasciare fuori il minor numero possibile di spunti che ho. Sul foglio di carta riesco a concentrarmi meglio, piuttosto che davanti allo schermo del pc. Successivamente, sulla carta da lucido, c’è una fase in cui “ripulisco” le matite (tolgo tutti i segni e scarabocchi in eccesso), e definisco gli schizzi, che diventano disegni. Fino a qualche anno fa c’era un altro passaggio, in cui riportavo i disegni dal lucido su un bel foglio di carta da disegno F4, in bella copia, che poi ripassavo ad inchiostro, col pennello o col pennarello.  Procedimento questo, che ormai ho smesso di fare, per questioni di tempo e anche di vista J Per cui, passo allo scanner direttamente i disegni su lucido, e da qui parte il lavoro al pc, in cui aggiusto le proporzioni, le dimensioni, il segno e infine metto il colore.

Quali sono i tuoi riferimenti professionali?
L’interesse verso il disegno, mi è venuto naturalmente fin da piccolo. Sintetizzando, direi che la colpa J è stata dei film  a cartoni animati della Disney, dei giornalini per bambini che c’erano all’epoca (Braccio Di Ferro, Soldino, Tiramolla, Felix,Geppo, c’è qualcuno che se li ricorda?), per cui per me disegnare voleva dire disegnare a fumetti.
In seguito,scoprii e mi appassionai al fantastico Jacovitti. Poi Magnus (Alan Ford, Kriminal, I Briganti, La Compagnia della Forca, ecc), grazie al quale ho cominciato a pensare al fumetto come parte integrante della mia esistenza, anche se ancora ero un po’ troppo giovane.
La spinta decisiva l’ho avuta infatuandomi delle storie e delle modalità espressive di Andrea Pazienza: qui è stata la prima volta che ho pensato, si, voglio fare questo mestiere.
Contemporaneamente (tra gli anni ‘80 e i ’90 del secolo scorso) andavo conoscendo tanti autori e disegnatoridi quel fumetto che una volta si chiamava “d’autore”, per distinguerlo da un fumetto seriale, quello cioè che nelle edicole usciva con periodicità cadenzata. Autori sia italiani che stranieri. Francesi soprattutto, e credo che ognuno di essi ha mi abbia lasciato qualcosa. Per cui, quando ho cominciato a fare fumetti, perché venissero stampati, i miei riferimenti artistico-professionali erano tutti i qui sopra elencati.Ora anche se sono passati gli anni, e le conoscenza di forme e stili è aumentata, l’imprinting è sempre quello iniziale, per cui se ho ancora dei punti ai quali riferirmi, dei modelli a cui ispirarmi, credo siano sempre gli stessi.



Il tuo parere sui temi di questa storia: amicizia, differenza, accoglienza, viaggio.
Li trovo legati tra di loro. Essere amico di qualcuno, significa accogliere nei propri pensieri e sentimenti, le sue ragioni, paure, speranze, debolezze, allegrie e tristezze, meriti e demeriti; essere coscienti del fatto che accogliere un’altra persona, è un arricchimento per noi. E il viaggio in sé, presuppone un essere disposti a trovarsi di fronte il “diverso”, anzi, spesso si viaggia per conoscere situazioni e persone differenti. E per accoglierle dentro di sé,chiamarle a far parte della nostra struttura cognitiva ed emotiva. E crescere.


Per questo viaggio e per quelli che ti hanno portato fino a qui, senti di dover ringraziare qualcuno?
Però, sappiamo benissimo che nella vita, da soli non si arriva da nessuna parte, e succede di fare degli incontri più o meno decisivi che influenzano notevolmente il nostro incedere artistico.
Per cui, come minimo devo citare alcune persone senza le quali non sarei quello che sono adesso.
Roberto Baldazzini, con cui ho avuto la fortuna di  stare a contatto per  qualche anno, e spalleggiare artisticamente.
Giuseppe Manunta,  disegnautore come si definisce lui stesso, compagno di viaggio sia professionale che in senso stretto.
Paolo Pero, grafico multitasking, insostituibile, senza il quale probabilmente sarei ancora a scarabocchiare sui fogli di carta.








mercoledì 16 maggio 2018

Un giorno, tutto questo sarà la possibilità stessa della nostra indipendenza #SalTo18


Confusione di carta, confusione di storie, confusione di gente, parole, colori. Comunicazioni efficaci, messaggi sghembi, fuori fuoco. La voce dell’editoria indipendente piano pianissimo forte fortissimo. A volte la senti, altre ti sembra solo perché i grandi strillano e tutti insieme battono il passo. Sotto sotto però sta un groviglio che invece è una trama e che devi essere tenace e curioso un bel po’ per fermarti a dipanarlo. Se lo fai ti accorgi che è in quella confusione solo apparentemente indistinta che circolano le idee: idee vecchie, idee nuove, idee semidigerite, restituite, a volte folgoranti, luminose, incandescenti. Quando finalmente le vedi, devi stare attento a non farti travolgere! Non tutto è bello, non tutto brilla, non tutto è compiuto in questo mondo variegato ma c’è la dinamicità propria di ciò che è vivo. Qui è il nostro pensiero che vive.

Oggi, tutto questo è il possibile scarto all’omologazione.   
Un giorno, tutto questo sarà la possibilità stessa della nostra indipendenza.
Grazie Torino, Grazie SalTo18!

Dalia cresce con il lavoro di squadra e, alla fine del Salone, un ringraziamento di cuore va a tutti i nostri collaboratori e ai nostri autori, molti dei quali hanno condiviso con noi la splendida avventura di #SalTo18 ...
Alla prossima!

#spazioaglindipendenti 

 

lunedì 7 maggio 2018

Patrizia Fortunati, Roberta Procacci: intervista doppia!

 



Chi è Patrizia?
Chi è Patrizia? Mi hai chiesto risposte brevi, ma io sono una chiacchierona: non sono in grado di rispondere con meno di 588.904 caratteri. Quindi passo.
Chi è Roberta?
Roberta è un’illustratrice che ama entusiasmarsi per ogni profumo, colore e suono che la circonda e che ama trasferire nei suoi disegni. È uninnamorata della vita, ogni giorno.
 
Chi è Benni?
Patrizia: Chi è Benni? Una discola!, direbbe De Profundis. Lei aggiungerebbe “adorabile!
Roberta: Benni è un incontro inatteso, che ha portato tanta gioia e tanto sole alle mie matite!

Un aggettivo per Celestina?
Patrizia: Gialla! No, scherzo: celeste.
Roberta: magica.

Racconta la storia in massimo 20 parole senza svelare il finale!
Patrizia: C'è un'emergenza e ognuno fa quel che può: chi telefona, chi frigge, chi beve. Benni porta la nave.
Roberta: “Benni, Celestina e tre piani in ascensore”  è una sit-com da leggere, dove un coro di divertentissimi personaggi fa da quadro alle avventure di una bambina e della sua pappagallina alle prese con un nobile quanto difficile salvataggio...

Patrizia, come è nato il personaggio di Benni?
Vedendolo, crescendolo, scrivendolo.
Roberta, quali le caratteristiche di Benni che ti hanno ispirato per l’illustrazione?
Benni è una ragazzina frizzante, intelligentissima, svelta e sveglia, ma soprattutto dotata e capace di una sensibilità fuori dal comune che la rende “speciale” e unoutsider per la sua età. L’ho immaginata minuta, esile e delicata perché il suo aspetto fisico fungesse da contrappunto al suo carattere forte, determinato, arguto.

La cosa più divertente che fanno insieme Benni e Celestina
Patrizia: Mischiare la posta dei condomini...
Roberta: Di Benni e Celestina insieme, adoro la scena in ascensore col capo condomino, scioccate entrambe dai mocassini che l’uomo indossa sempre con la tuta da ginnastica! Letteralmente un “pugno nell’occhio” al buon gusto!

Gli amici di Benni in questa storia…
Patrizia: Gli amici di Benni in questa storia… Li vorrei anche io come vicini di casa :-)
Roberta: gli amici di Benni? Non voglio parlarvene, perché è così bello il ritratto che ne fa l’autrice, che lascio alle sue divertenti descrizioni il potere di divertirvi ed intrattenervi in questa esilarante Comédie humaine vista attraverso gli occhi di una bambina davvero speciale.

 

 Il personaggio più divertente?

Patrizia: Il personaggio più divertente? La Tornado! Ma pure quel poveretto del capo condomino.
Roberta: Il personaggio più divertente della storia è la Signora Tornado: impetuosa di nome e di fatto (ops, di fisico!)… impetuosa, ma profondamente buona, solare e... gioconda!

E quello più antipatico?
Patrizia: Merlotto.
Roberta: Il personaggio più antipatico, ma solo per poco, il figlio del De Profundis... un uomo apparentemente anaffettivo che però scoprirà ben presto quanti miracoli possa fare il sentimento dell’Amicizia e si ravvedrà su molte, molte cose

Questa storia è originale perché…
Patrizia: … perché la vita quotidiana, coi suoi piccoli e grandi problemi, è vista con gli occhi di una ragazzina; perché quella ragazzina ha come migliori amici una cocorita e una combriccola di ultraottantenni; perché nessuno l'aveva pensata e raccontata come ho fatto io, modestamente. E come l'ha disegnata Roberta.
Roberta:   perché accanto alla protagonista bambina troviamo degli splendidi ed esilaranti comprimari non più giovani, ma altrettanto vivaci e pieni di vita, pronti alle imprese più ardue in nome di una parola magica che è AMICIZIA.

Questa storia sarà indimenticabile perché…
Patrizia: … perché, dopo averla letta, vi verrà da sorridere ogni volta che mangerete una verdura fritta sorseggiando limoncello!
Roberta: questa storia vi farà sorridere, commuovere e riflettere. La solitudine è una brutta bestia che si addomestica e si accarezza con l’Amore, l’interesse, la cura e l’entusiasmo. Nessuno dovrebbe rimanere solo, ognuno dovrebbe avere uno sguardo attento puntato sulla propria solitudine, affinché sia sempre una risorsa è mai una condanna. Grazie, Patrizia, per aver portato la solitudine dei più “grandi” dentro l’edulcorato mondo dei bambini con una grazia e una potenza mai lette prima d’ora!



domenica 6 maggio 2018

Benni e Celestina: incontenibili, inarrestabili, irresistibili!


illustrazioni di Roberta Procacci

  


Suona l’ultima campanella dell’anno e Benni è finalmente libera dalla scuola! Riuscirà finalmente a rilassarsi? Macché! Dovrà subito mettersi all’opera per salvare il vecchio De Profundis da un triste destino: quello della casa di riposo. Con lei l’inseparabile cocorita Celestina, una sgangherata banda di vecchietti e Iolanda, un’improbabile cameriera cinese con accento veneto e siciliano.
Agli ordini di Benni, tra colpi di scena e piccole bugie, la brigata escogiterà i piani più avventurosi per salvare De Profundis ma, nel tentativo di cambiare il destino dell’amico, si troverà, con grande sorpresa, a trasformare anche ben altro…

Con Benni, Celestina e 3 piani in ascensore nasce una nuova collanaDalia Edizioni:
“Gli spericolati” (l’avventura di crescere e scoprire il mondo!), dedicata agli amanti dei libri e delle belle storie da 7 a 107 anni.

 



 Ciao, mi chiamo PatriziaFortunati e sono nata a Terni, dove vivo con mio marito e le mie due figlie. Ho esordito nel 2013 con il romanzo Marmellata di prugne (ali&no, 2013). Nel 2015 ho pubblicato Trecento secondi (Falco Editore, 2017) e nel 2016 ha partecipato ai progetti collettivi Favole migranti (Amazon Media, 2016) e Ricette per ricominciare. Quaranta autori in cucina per la ricostruzione del centro Italia (ali&no, 2016), il cui ricavato è stato devoluto in beneficienza. Ad aprile 2017 è uscita la mia prima silloge poetica, Ai fili invisibili (ali&no), mentre nel marzo 2018 il mio terzo romanzo, Altrove (ali&no, 2018).
Con Benni, Celestina e tre piani in ascensore mi metto alla prova con la narrativa per ragazzi, cimentandomi in una scrittura divertente e avventurosa e raccontando il mondo visto con gli occhi di una vivacissima ragazzina.
 




Ciao, mi chiamo Roberta Procacci e sono un’illustratrice. Prima di lavorare su Benny, Celestina e tre piani in ascensore, ho disegnato per Philip Osbourne la collana di successo Il diario di Phil il nerd e, sempre per lo stesso autore, la collana Le super avventure di Elen, i due romanzi illustrati Fantasmi e bulli (2016, Peruzzo Editoriale) e Il signore della notte e i bulli (2018, Curcio), appena uscito in libreria.
In collaborazione con il metereologo RAI Francesco Laurenzi, ho illustrato i due libri Piccoli esperimenti in famiglia (2016, Gremese Editore) e Esperimenti scientifici per tutta la famiglia (2017, Gremese Editore).
Benny, Celestina e tre piani in ascensore segna per me la prima collaborazione con un’autrice e una casa editrice della mia stessa città... un sogno a 3 che spero possa portare, oltre a un grande successo, un sorriso a tanti... grandi e piccini!