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giovedì 10 gennaio 2019

Musica in piazza Grande




“Ehi, attento!”
Un pezzetto di azzurro quasi non prende in testa Artù. I bambini guardano in alto e vedono una piccola ferita tra le nuvole.
“Ma si è staccato dal cielo!” dice Alice spalancando la bocca.
“Pum-parapaum-pumpum-buuum!” fa un tale seduto sull’erba del giardino al centro della piazza. È un tipo buffo. Indossa una giacca troppo larga con il colletto alzato. In testa porta un berretto e sul naso occhiali rotondi. I suoi occhi scuri non stanno fermi un attimo; la barba nera, vecchia di qualche giorno, gli copre il viso per metà.
“Dice a noi?” chiede Alice.
“Prrr-patapum-babababa-uuuu-lululuuu!” risponde quello agitando per aria le braccia.
 “Ma che strambalingua è?”
“Non lo so ma sembra molto, molto arrabbiato” osserva Artù raccogliendo da terra il pezzetto di cielo.
“Dici bene, ragazzino.”
Stavolta a parlare è stato un uomo su una panchina. Le gambe lunghissime infilate in pantaloni chiari. Sta fumando una sigaretta.
“È arrabbiato, sì, perché gli hanno rubato il clarinetto. A me hanno rubato la chitarra ma non finisce qui. Fate attenzione…” aggiunge sporgendosi verso di loro e facendo segno di ascoltare per bene.
Non è proprio silenzio quello che colpisce Alice e Artù che si sono fatti ora tutt’orecchi. C’è il brusio della città, un colpo di clacson, qualcuno che chiama, il rombo di un motore in lontananza eppure, sotto sotto, si sente che manca qualcosa…
“Patapupum-pum-pam-aaabratatata!”
“Che dice?”
“Non lo avete capito? Hanno rubato la musica!”
“?”
...
“La minaccia era nell’aria da un po’ – spiega l’uomo sulla panchina – ma nessuno pensava che questi delinquenti sarebbero passati dalle parole ai fatti in così poco tempo. Si tratta dei membri di una banda, la banda del silenzio. Vogliono portare la tristezza in tutte le città. Senza musica, non c’è gioia, senza gioia non c’è speranza, senza speranza non c’è futuro, senza futuro nessuno avrà voglia di sognare e lottare per realizzare i propri desideri e la banda del silenzio, pian piano, governerà su tutti! Hanno iniziato la loro malvagia attività a Bologna perché qui la musica è di casa. Se conquistano la città poi l’avranno vinta facilmente. Il cielo si è fatto opaco, vedete? Cade a pezzi, l’allegria se ne sta già andando”.
“Ma è terribile! Non c’è modo di fermarli?”
“Bruuuuuu-fabutap-tap-tap-fiuuu!”
“Che dice?”
“Ah, il mio amico! Dice che vorrebbe un clarinetto! Dovete sapere che lui è un tipo molto speciale, l’unico in grado di fermare il cielo che viene giù e di far tornare l’allegria. Purtroppo però non è rimasto un solo strumento in tutta Bologna!” detto questo l’uomo torna assorto nei suoi pensieri, facendo anelli di fumo con la bocca.
I pezzi turchesi precipitano ora più fitti sulla piazza e Alice e Artù corrono a ripararsi sotto i portici.
Artù non vuole darsi per vinto. Gli sta girando in testa un’idea… Sfoglia la guida…
“Che stai cercando?” chiede Alice.
“Ecco!” esclama indicando una fotografia su una pagina.
“Che cos’è?”
Il Museo della Musica. Ascolta: la banda del silenzio ha rubato la musica. Questo vuol dire che ha strappato gli strumenti ai musicisti e probabilmente ha tolto dalla circolazione anche tutti quelli nei negozi e nelle sale prove…”
“Sì” annuisce Alice attenta.
“Beh, c’è un posto in cui ci sono, sì, gli strumenti ma nessuno può suonarli e forse a quello non hanno pensato: Il Museo della Musica!”
“Ma è il posto in cui lavora zio Luigi, quel cugino di Mamma! Ti ricordi, ci ha invitato ad andarlo a visitare…” “Riesci a immaginare un momento migliore di questo? Magari riusciamo anche a farci dare una mano.”
Alice e Artù corrono come matti mentre la sera cade, letteralmente, sulla città. Corrono sotto i portici, sbagliano strada, poi la ritrovano. In un lampo raggiungono il museo e… che coincidenza! Riescono a infilarsi con un gruppo in visita e a passare inosservati. Fortuna delle fortune: ecco là lo zio Luigi!
“Ciao bambini! Come state? E dove sono vostra madre e vostro padre?”
“Zio, abbiamo un problema, ci devi aiutare”, e Alice spiega quello che sta succedendo.
Zio Luigi, da adulto come si conviene, dovrebbe rimproverare i due bambini che se ne stanno andando in giro da soli a raccontare strane storie ma, chissà perché, qualcosa nel suo cuore di musicista gli dice che è giusto assecondarli.
“Dove sono i clarinetti?” chiede Artù.
“Eccoli laggiù” bisbiglia Alice che è al secondo anno di scuola di musica e conosce gli strumenti.
In un attimo, con la complicità di zio Luigi, un clarinetto scivola nello zaino di Artù con la promessa solenne che, tempo un paio d’ore, sarà restituito!
Tanti baci e tante grazie e i due escono di volata, raggiungendo in una manciata di minuti il giardinetto da cui erano partiti. Intorno ai loro due nuovi amici, il tipetto che parla tutto strano e l’uomo dalle lunghe gambe, trovano un mucchio di gente. Tutti i musicisti della città, senza darsi un appuntamento, si sono ritrovati, chissà come, in piazza Grande.
“Abraaacabum-friii-tip-traaap!” esclama il piccolo uomo col cappello vedendo arrivare sorella e fratello con il suo tesoro. Subito afferra il clarinetto, lo accarezza, chiude gli occhi e lo porta alla bocca: un sussurro avvolgente si spande e cresce; cresce, si moltiplica in sonorità trascinanti: chi sta suonando adesso oltre all’uomo col cappello? Pare che il trambusto abbia svegliato anche i proprietari degli antichi strumenti esposti al museo. Ora accompagnano il clarinetto e inondano la piazza con tutte le loro note più belle. La musica avvolge i palazzi, le persone, pare che le sollevi, si infila in ogni angolo di silenzio e lo riempie.
“Etciù!” non riesce più a trattenere il suo starnuto d’emozione Artù.
Intanto si è fatto buio. Le stelle risplendono come se qualcuno le stesse via via lucidando. Un brivido corre lungo ogni schiena e finisce per strizzare lo stomaco. Il tizio sulla panchina sorride. Si alza.
“Te ne vai?”chiede Alice.


“Grazie a voi sarà una bella notte, quasi una notte dei miracoli, mi va di passeggiare e godermi tutta la bellezza di Bologna.”
“Possiamo rivederci qualche volta?” chiede Artù che è sempre stato un sentimentale.
“Mi farebbe piacere, venitemi a trovare. Anche se non sono di Bologna, mi troverete in via Paolo Fabbri 43.”
La luna intanto si è fatta così grande che sembra stia per cadere. La musica continua anche se il piccolo musicista con gli occhiali rotondi non c’è più. Nel cielo passa una cometa, qualcuno giura di averlo visto a cavalcioni lassù. 
 …
Mentre tutti in città si godono questa notte meravigliosa, i Carabinieri braccano la Banda del Silenzio, la scovano. Nella campagna, in grandi capannoni, viene trovata la refurtiva; domani la Città della Musica riavrà tutti i suoi strumenti.


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