Quanti modi ci sono per descrivere un’onda, per raccontare
il minaccioso incedere di un fronte nuvoloso sul mare e l’avanzare dei Monsoni?
Koh Tao Lines
prende forma sull’isoletta di Koh Tao, nello “sparso arcipelago thailandese”,
dall’incontro di uno tra i più grandi
poeti contemporanei e la Natura
nel suo essere più vitale e selvaggio. Ne nasce una raccolta poetica di una
ricchezza sorprendente, in cui il senso del sublime permea ogni verso.
Leggendo la poesia di Camillo Pennati, torna in mente la
riflessione di Hegel intorno alla parola
“senso” e alla sua straordinaria duplicità nell’indicare, da una parte, la
percezione sensibile, dall’altra, il pensiero. In Koh Tao Lines, assistiamo all’intero dispiegamento di questa
possibilità semantica; le forme della natura toccano infatti i
sensi del poeta, per conquistare, di volta in volta, attraverso di lui, un
nuovo significato. Le onde, il mare, le palme, il vento di Koh Tao si fanno,
per noi, svelamento di un’irraggiungibile complessità, sorpresa, rivelazione,
epifania.
Camillo Pennati è nato a Milano nel 1931, dal 1958 al 1970 ha vissuto a Londra.
Oltre che poeta è anche traduttore di testi di narrativa e di poesia. Tra gli
autori da lui tradotti si ricordano: Philip Larkin, Thom Gunn, Ted Hughes. Ha
pubblicato, fra l’altro, Una preghiera
per noi (1957), Landscapes, con
prefazione di Salvatore Quasimodo (1960), L’ordine
delle parole (1964), L’iridato
paesaggio, con un saggio di Giorgio Luzzi (1985), Gabbiano e altri versi, con traduzione a fronte di Ted Hughes e
disegni di Lester Elliot (1990). Presso Einaudi, nella «Collezione di poesia»,
sono apparsi Erosagonie (1973), Sotteso blu (1983) e Una distanza inseparabile (1998).