J. M. Coetzee
Nel cuore del paese
Il libro del Premio Nobel J.M.
Coetzee, Nel cuore del paese, cattura
e disorienta.
Un racconto in prima persona
fatto da Magda, una giovane donna che vive con suo padre in una fattoria
sperduta del Sud Africa, lontano dalla vita e, apparentemente, da ogni
passione.
Il paesaggio che fa da sfondo
all’intero romanzo è un orizzonte sterminato di sabbia, polvere e terra dura,
sulla quale sorge e tramonta un sole rovente che inaridisce ogni cosa. Al di là
della fattoria dove lavorano pochi schiavi, pare non esserci nulla per uno
spazio sconfinato che non riusciamo a quantificare. Chi lascia quella casa
sembra infatti destinato a non tornare.
I giorni potrebbero trascorrere
monotoni per noi spettatori tra le faccende domestiche e i lavori degli schiavi
se le vicende non venissero filtrate attraverso lo sguardo di Magda, una donna
in esilio dal mondo.
È lei, l’ossuta padrona di casa
senza un’età, dalle vesti castigate e dallo sguardo modesto, la tetra figura
senza forme di donna, la creatura spigolosa mai sfiorata da un uomo che non ha
conosciuto l’amore di sua madre, la donna che confonde gli affetti più cari in
una nube di incertezza, che dimentica il passato, che deforma il presente, è
lei, dicevamo, a raccontarci questa storia.
Nessun narratore super partes
risolverà i paradossi di questa vicenda che a tratti si fa quasi surreale,
nessuna logica potrà intervenire a sciogliere i nodi e a dare alle cose le
giuste proporzioni; pagina dopo pagina il lettore si scopre in balia della
follia visionaria della protagonista.
Per due volte Magda commette lo
stesso omicidio e per due volte siamo costretti a crederle, a sentire
attraverso di lei l’odio covare fino a esplodere in violenza, sciogliersi in
sangue, contrarsi in indifferenza. L’enormità delle sue azioni evapora in una
sorta apatia, l’attenzione si concentra sui dettagli. Lo sguardo, la movenza di
una serva desiderata dagli uomini diventano la sua ossessione: una donnetta stupida
ma desiderata.
La vita in Magda, nonostante le
apparenze, non è stata sedata; si ribella, spia cinica e ingorda la felicità
dei suoi servi, li annusa. La sua camera è scura, fredda, mentre in quella dei
suoi schiavi “la finestra è chiusa, l’aria [...] è densa di odori umani” e
loro, gli schiavi “sono stati nudi per tutta la notte, svegliandosi e
riaddormentandosi, sprigionando afrori complessi”.
Magda li invidia, vorrebbe amare
ed essere avvolta da quegli stessi odori, da quelle essenze di esseri umani ma
la sua sostanza è quella della solitudine. Il suo corpo si dibatte, reclama la
vita ma è arido come la terra in cui è cresciuto.
La storia di una donna e la sua
vita banale, le vicende di una strega e le sue allucinazioni: che cosa leggiamo
in Nel cuore del paese?
La realtà costantemente in bilico
sul paradosso, l’assassinio con il suo fiume di sangue, la disperazione che
deforma lo spazio, le azioni che dilatano il tempo ci riportano alle atmosfere
dei grandi romanzi sudamericani. Ma mentre in Marquez il paradosso apre una
dimensione ricca del reale e più ampia dell’esistenza, in Coetzee il reale è
compresso in una coscienza malata e distorto nella negazione della vita
vissuta.
L’Africa colorata, piena di ritmo
e di passione mostra l’altra faccia: solitudine, spazi aridi e desolati che si
fanno specchio dell’esperienza coloniale.
Erre
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