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martedì 28 luglio 2015

Nel cuore del Paese



J. M. Coetzee
Nel cuore del paese



Il libro del Premio Nobel J.M. Coetzee, Nel cuore del paese, cattura e disorienta.
Un racconto in prima persona fatto da Magda, una giovane donna che vive con suo padre in una fattoria sperduta del Sud Africa, lontano dalla vita e, apparentemente, da ogni passione.
Il paesaggio che fa da sfondo all’intero romanzo è un orizzonte sterminato di sabbia, polvere e terra dura, sulla quale sorge e tramonta un sole rovente che inaridisce ogni cosa. Al di là della fattoria dove lavorano pochi schiavi, pare non esserci nulla per uno spazio sconfinato che non riusciamo a quantificare. Chi lascia quella casa sembra infatti destinato a non tornare.
I giorni potrebbero trascorrere monotoni per noi spettatori tra le faccende domestiche e i lavori degli schiavi se le vicende non venissero filtrate attraverso lo sguardo di Magda, una donna in esilio dal mondo. 


È lei, l’ossuta padrona di casa senza un’età, dalle vesti castigate e dallo sguardo modesto, la tetra figura senza forme di donna, la creatura spigolosa mai sfiorata da un uomo che non ha conosciuto l’amore di sua madre, la donna che confonde gli affetti più cari in una nube di incertezza, che dimentica il passato, che deforma il presente, è lei, dicevamo, a raccontarci questa storia.
Nessun narratore super partes risolverà i paradossi di questa vicenda che a tratti si fa quasi surreale, nessuna logica potrà intervenire a sciogliere i nodi e a dare alle cose le giuste proporzioni; pagina dopo pagina il lettore si scopre in balia della follia visionaria della protagonista.
Per due volte Magda commette lo stesso omicidio e per due volte siamo costretti a crederle, a sentire attraverso di lei l’odio covare fino a esplodere in violenza, sciogliersi in sangue, contrarsi in indifferenza. L’enormità delle sue azioni evapora in una sorta apatia, l’attenzione si concentra sui dettagli. Lo sguardo, la movenza di una serva desiderata dagli uomini diventano la sua ossessione: una donnetta stupida ma desiderata.
La vita in Magda, nonostante le apparenze, non è stata sedata; si ribella, spia cinica e ingorda la felicità dei suoi servi, li annusa. La sua camera è scura, fredda, mentre in quella dei suoi schiavi “la finestra è chiusa, l’aria [...] è densa di odori umani” e loro, gli schiavi “sono stati nudi per tutta la notte, svegliandosi e riaddormentandosi, sprigionando afrori complessi”.
Magda li invidia, vorrebbe amare ed essere avvolta da quegli stessi odori, da quelle essenze di esseri umani ma la sua sostanza è quella della solitudine. Il suo corpo si dibatte, reclama la vita ma è arido come la terra in cui è cresciuto.
La storia di una donna e la sua vita banale, le vicende di una strega e le sue allucinazioni: che cosa leggiamo in Nel cuore del paese?
La realtà costantemente in bilico sul paradosso, l’assassinio con il suo fiume di sangue, la disperazione che deforma lo spazio, le azioni che dilatano il tempo ci riportano alle atmosfere dei grandi romanzi sudamericani. Ma mentre in Marquez il paradosso apre una dimensione ricca del reale e più ampia dell’esistenza, in Coetzee il reale è compresso in una coscienza malata e distorto nella negazione della vita vissuta.
L’Africa colorata, piena di ritmo e di passione mostra l’altra faccia: solitudine, spazi aridi e desolati che si fanno specchio dell’esperienza coloniale.
                                                                                                                                                 Erre

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