Che baldoria
queste “volpi”!
#giornatemedioevali2015
… Dalia c’era
… Dalia c’era
Poggio di Otricoli, arroccato sul suo colle, possiede una
bellezza intatta, racchiusa nel giro di mura possenti. Tutt’intorno una
campagna rigogliosa e dolcemente aspra, lambita dalla montagna ombrosa,
tradisce il carattere dei suoi abitanti: accoglienti, fieri, generosi e
indipendenti.
Al calar della sera, il castello si accende alla luce di
centinaia di fiaccole e, dall’alto della torre alla sommità della rocca, sotto
lo stendardo delle Vulpes, la voce potente del banditore annuncia ai visitatori
che si sta per cominciare.
“Per tre giorni continovi li popoli de lo borgo, castello,
contado et delle ubertose campagne de lo fiero Castrum Podii Medii se
disfideranno ne li giochi et governeranno le taberne co lo santo boccale de
madonna Filomena, per lo conforto de li voti stomaci et de le gole arse…”, per
celebrare la liberazione dal vassallaggio alla potente Narnia, avvenuta nel
secondo decennio del XVI secolo.
Et festa sia!
Danzano nel cuore del borgo, partorite da un medioevo
favoloso, figure dalle gambe lunghe come di insetto, nella ruota di gonne
arcobaleno; le loro voci allegre e stridule planano oltre il parapetto per
sorvolare la vallata. Lontano, le grandi ali del gufo reale lambiscono il
cielo, tagliano l’aria tiepida della sera del luglio inoltrato, quasi
accarezzano, scendendo, le teste dei bambini accalcati per vedere, poi si
chiudono sulle zampe che artigliano il braccio del falconiere che attende al
centro della piazza.
Scherzano i giullari, improvvisando giochi in ogni angolo; sollevano
i mangiafuoco ohoh! di meraviglia,
ardono i grossi bracieri e si accedono i forni in cui saranno cucinate le
pietanze della cena.
Musici percorrono le vie intonando canti medievali e
l’allegria briosa dei versi del “Vinum bonum” viaggia per le strade e gli
stretti saliscendi avvinghiandosi alle caviglie e istillando in tutti la voglia
di ballare.
Gli artigiani cuciono, cuociono, arrotano, filano,
impastano, gli arcieri si lanciano in cacce immaginarie, l’oste mesce il vino e
i frati dispensano a fiumi la loro birra dorata.
La sdrolica legge
le carte rivelando il futuro ma nessuno domani, al sorgere del sole, ricorderà
i suoi vaticini.
La notte è lunga nel Castrum Podii Medii e fino all’alba,
per le colline dolci e aspre e dentro il bosco fin sopra alla montagna, si
odono canti, musica e risate, suono di tamburi e lo sbattere dei boccali colmi
di vino della generosa madonna Filomena…
Tutto qui è allegria e meraviglia e, andando via, ci
scopriremo a contare i giorni che ci separano dal nostro ritorno, ormai
perdutamente innamorati del piccolo castello, con la sue torri e la bella rocca
a guardia della valle, e dei suoi abitanti, le “vulpes”, artefici ingegnosi di questa
straordinaria festa.
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