Non esiste buona politica senza etica e non può esistere etica senza
immaginazione e, dunque, senza buone letture.
È quanto risulta in modo luminoso dalla conversazione con
Dacia Maraini di qualche giorno fa, in occasione della presentazione a Perugia
del suo ultimo libro “Tre donne. Una storia d’amore e disamore”. A un certo
punto, chiacchierando con lei, cito un passaggio di una sua intervista che mi è restata in testa. Ricordo
che alla domanda dell’intervistatore di turno su come riconoscere un buon libro, la
scrittrice abbia risposto che un buon libro è quello che ci fa uscire da noi
stessi, che ci fa vedere il mondo con occhi diversi, che ci fa immedesimare
nella sensibilità altrui, rendendo il nostro orizzonte più ampio.
Bello. Sì, bello ma non basta.
L’autrice de “La lunga vita di Marianna
Ucria” mi spiega poi che un buon libro aiuta a far crescere la nostra immaginazione ed è grazie ad essa che noi
possiamo cambiare punto di vista, immedesimarci negli altri, capirne i
problemi, le risorse, le possibilità e anche riuscire a vedere un futuro verso
il quale dirigerci. Ma la comprensione del presente, del mondo in cui viviamo e
degli altri coniugata alla visione di un futuro verso il quale tendere hanno
bisogno anche della memoria, perché
l’esperienza di chi ci ha preceduti è fondamentale nel cammino che stiamo
compiendo. E tra i migliori custodi della memoria ci sono, ancora una volta, i buoni libri.
Immaginazione e
memoria. Ricordando e immaginando possiamo uscire da noi stessi per
comprendere gli altri, possiamo disegnare un mondo migliore verso cui tendere,
possiamo proiettaci nel futuro con una visione etica, che per definizione vuole
dire: rivolta al bene, un bene comune.
Immaginazione,
memoria - etica, buona politica: un orizzonte di senso meravigliosamente possibile,
sì, ma solo grazie alle buone letture.
E, grazie, Dacia Maraini.
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