Il 4 aprile 1968, esattamente 50 anni fa, veniva assassinato
Martin Luther King. Moriva l’uomo ma non il suo sogno: quello di una società
più libera, più giusta, ispirata al principio della fratellanza.
"Io ho davanti a me un
sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella
quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità
del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!"
Martin Luther King non era solo. Il 28 agosto del 1963,
quando pronunciò il suo discorso destinato all’immortalità, lo fece davanti a
una folla di 250.000 persone. Quel giorno il sogno di King era il sogno di
milioni di donne e di uomini. L’emozione, la forza, la passione che quegli
uomini e quelle donne hanno provato per il fatto di essere lì, insieme, noi
oggi la possiamo solo immaginare ma quello che è certo è che la loro visione condivisa
del futuro, condensata in quel momento preciso della storia, è stata così
potente da cambiare il corso degli eventi.
Come ci ricorda John Steinbeck in Furore: "Ecco il
nodo, per voi che odiate il cambiamento e temete la rivoluzione. […] Ecco dov’è
il pericolo, perché due uomini non sono soli e confusi quanto può esserlo uno.
E da questo primo ‘noi’ nasce una cosa ancor più pericolosa[…]”
Il discorso del Lincoln Memorial di
Washington mantiene intatta la capacità emozionarci, sorprenderci e
commuoverci, il disegno di un mondo in cui la discriminazione sia solo un
ricordo si specchia nelle nostre convinzioni ma, a rivederlo oggi, quello che
ci fa vibrare è la circolazione di un sentire che non è senso comune ma sogno
condiviso che assume i contorni della realtà: “Con questa fede saremo in grado
di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme
in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo
liberi”.
Lasciandoci ispirare dall’uomo e dal sogno, per il nostro
oggi e per il nostro domani, guardando alla società contemporanea in cui la
disuguaglianza e l’ingiustizia cambiano nella forma ma non nella sostanza, vogliamo
pensare che saremo ancora in grado di alzare la testa per incontrare lo sguardo
dei nostri vicini, che sapremo ascoltarli e parlargli perché dal confronto capiremo
che ci sono altri sguardi, altre possibilità e così migliorarci, contro
l’individualismo esasperato di una società che ci rinchiude nello sterile
recinto di noi stessi.
#ihaveadream - Anche noi abbiamo un sogno, oggi, riconquistare
la capacità di progettare, insieme agli altri, il mondo in cui vogliamo vivere.
(alla ricerca di risposte per le 5 domande del #SalTo18)
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